Pumma Rock parte III: l'intervista al Teatro degli Orrori
L'arte, la morte, i progetti futuri e la "bocciatura" di Giorgio Canali, ovviamente per scherzo. Due chiacchiere con il leader del Teatro degli Orrori Pierpaolo Capovilla, alla vigilia del Pumma Rock Fest, svoltosi lo scorso 29 luglio a Sant'Antonio Abate.
Intervista di Salvatore Sannino
Ti ho sentito, in diverse interviste, accostare il ruolo dell’arte a quello della politica, volevo chiederti se, secondo te le due cose sono indissolubilmente legate. E ti chiedo qual è il confine tra arte intesa come bellezza, in senso estetico e la propaganda?
A quest’ultimo modo di vedere l’arte io non mi sono mai riferito, per me l’arte non è estetica e non è bellezza e non me ne frega niente della bellezza, io penso all’etica. Credo che l’arte debba avere un ruolo politico sempre. Ad esempio, una buona canzone deve poter saper narrare il paese, cioè narrare ciò che avviene attorno a noi, e delle fregnacce e degli artistucoli da strapazzo che ci sono in Italia non me ne frega niente. Io non ho mai scritto una canzone tanto per scrivere una canzone e intrattenere il mio pubblico, ho sempre scritto con grande rabbia e consapevolezza.
Ma tu quindi pensi di poter, in qualche modo, cambiare qualcosa?
Il mondo! Noi veniamo al mondo per cambiare il mondo, non per lasciarlo così com’è! E se non lo facciamo noi artisti chi lo dovrebbe fare?
Quindi per te l’arte è solo sovversione?
Ma non è sovversione, è politica in sé. Cioè, è un fatto politico.
La parola cambia?
La parola cambia! La parola cambia le cose, in bene o in male. Una canzone può arricchirti così come ti può impoverire. Zucchero, Vasco Rossi, Pausini ti impoveriscono, De Andrè ti arricchisce.
Ritieni che un esperimento come quello di “Majakovskij”, ovvero l’interpretazione di una poesia in chiave rock possa essere ripetuto in futuro dalla band, e, se dovessi scegliere un autore, un poeta italiano da reinterpretare chi sceglieresti?
Dino Campana, non c’è dubbio.
Pasolini?
Pasolini è indubbiamente il più attraente per chi fa musica. Sostanzialmente escludo che rifarò qualcosa di Pasolini. Penso che metterò in musica una poesia di Dino Campana, non di Pasolini.
Non so come mai ma quando penso a “E’ colpa mia” in qualche modo mi viene in mente “La mia generazione ha perso” di Gaber. Pensi davvero che la tua generazione abbia perso? Quali sono le motivazioni?
Perché io avevo 20 anni che erano gli anni 80 e alcune cose molto importanti stavano cambiando nel paese e probabilmente la mia generazione non è stata sufficientemente vigile e accorta per ciò che riguarda il bene comune di questo paese, e sono passati 20 anni e il paese è diventato veramente molto più brutto di prima. Me ne assumo le mie responsabilità. Io ero là a farmi le canne e intanto il paese andava a catafascio. Non è che dovevo fare il primo ministro nel frattempo però forse dovevo dire qualcosa in più, dovevo fare qualcosa di più, io e tutti gli altri della mia generazione che non hanno saputo interloquire con il paese reale. Se ne sono fregati, si sono lasciati fregare dai media, dalla televisione, dall’edonismo, da un benessere straccione che è quello che viviamo nel nostro paese, cioè da un vivere al di sopra delle righe, fino alla porno politica che viviamo oggi. Ci sarà un motivo se c’è Berlusconi al governo!
Beh purtroppo ci sarà qualcuno che lo vota..
Non c’è dubbio, il problema è proprio quello e cioè chiedersi come mai qualcuno vota questo personaggio, lui e il suo gruppo di potere. Perché al paese non sta più a cuore il bene comune? Perché è nato, perché si è sviluppato questo modo di vivere? Che vivere poi significa interagire con la società, perché la nostra mente è la società. Cioè noi non viviamo mai soli, viviamo all’interno di una società. Com’è possibile che ci stia bene tutto questo? Cos’è accaduto negli ultimi 20 anni che ci ha trasformato da cittadini in consumatori?
La morte è un tema dominante nelle canzoni del Teatro. Come giudichi quegli artisti che non si sono piu’ sentiti a loro agio al vertice del successo, penso a Tenco in Italia, o a Cobain, a Curtis e hanno deciso di farla finita? Ti trovi a tuo agio nel sistema musicale italiano?
Porti bene tu…eh? (ride)
Beh non era un augurio…anzi ti auguro l’immortalità dell’arte, penso ti interessi di più…
L’immortalità dell’arte….ma che bella cosa! La morte, nelle mie canzoni, è sempre un espediente narrativo. Guarda a Ken Saro Wiwa, in realtà si parla della vita di una persona, che cosa ha dato una persona nella sua vita? Non è che ce l’ho particolarmente con questo argomento, di parlar di morti ammazzati, però io non ho nessun rapporto con lo star system non ho nessun rapporto con gli zombie quelli veri e neanche quelli morti…noi siamo il Teatro degli Orrori, che rapporto possiamo avere con lo star system?
Beh siete sicuramente più vicini voi di altre band…avete la possibilità di fare davvero qualcosa di importante…
Beh, meno male! Ma la vera sfida è riuscire a circuitare la nostra musica all’interno di un ambiente fondamentalmente ostile, come quello dello star system che c’è in Italia.
A tal proposo cosa ne pensi di una parolaccia come “indie”?
Ma io non lo so, se uno vuol mettersi addosso questa etichetta lo faccia, io non l’ho mai usata questa etichetta, se indie vuol dire indipendente, ben venga la musica indipendente, se è indipendente vuol dire indipendente dallo star system.
Una curiosità: dopo l’esperimento di “Raro” il Teatro degli Orrori finirà mai a teatro magari privilegiando il lato più intimo, più personale con atmosfere più soffuse?
Il Teatro degli Orrori è teatro in sé, noi siamo dei rockettari terribili e la nostra priorità è il palcoscenico rock cosi come lo abbiamo sperimentato sempre fino a questo momento, perché ci piace così e poi fare delle cose in teatro, certo, si possono fare tante cose nella vita…
E i reading che inizi a portare in giro?
I reading sono un’altra cosa però. Non è il Teatro degli Orrori, quello sono io. Mi sto sperimentando in quest’avventura davvero molto nuova che mi preoccupa molto, ma mi piace farlo e lo farò, però non è il Teatro degli Orrori.
A Napoli, alla casa della musica suonasti “Die Ziet” col basso, fu molto intensa. non ti manca un po' suonare mentre canti?
Mi manca moltissimo e infatti a metà ottobre ricomincio col mio gruppo storico (One Dimensional Man, ndr.). Facciamo una decina di date, cosi rirodiamo la band e vediamo cosa succede.
Nel Teatro degli Orrori entri anche nella scrittura musicale?
Nella misura in cui scrivo i testi delle canzoni, quindi le melodie della voce, ma in nessun’altra misura. Lascio il gruppo fare ciò che vuole. Arrivo proprio per ultimo e costruisco i testi delle canzoni sui pezzi che mi hanno mandato loro, difficilmente li rivoluziono completamente, anzi, non è mai successo. Indubbiamente il pezzo cambia aspetto quando ci metti la voce, ma quello è inevitabile, però io davvero ho sempre seguito questa regola aurea che poi non è una regola, è una cosa che mi chiedono spontaneamente. Io arrivo per ultimo.
Ieri qui al Pummarock c’è stato Giorgio Canali che, nel bene e nel male, rappresenta oltre 20 anni di rock italiano. Dimmi due parole su di lui. Lui lo ha già fatto.
Avrà detto delle cose terribili immagino..
In realtà no, anzi ti saluta…
Ma Giorgio Canali è un esempio, è proprio un bell’esempio di come si possa fare il rock con grande trasparenza, onestà e con l’idea di raccontare il paese..evviva Giorgio Canali, evviva i Rossofuoco!
Ci ha anche rivelato che avete fatto delle prove insieme perché doveva entrare negli One Dimensional Man…
Lo abbiamo bocciato…(ride)
Bocciato? Non me l’aspettavo..
Lui ha una sua personalità molto forte con la chitarra, noi avevamo bisogno di un chitarrista più duttile.
Si ringrazia New Media Press per le interviste.
Commenti
Citazione Raffaele Cesarano:
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