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Abroad: rock dal mondo
Brunori, Sanremo e le scorie nucleari. L'intervista
Intervista di Daniele Mazzotta a Brunori SAS, prima del live al Campania Eco Festival
Prima di incontrare Brunori pensavo che, in realtà, il secondo album è davvero “il più difficile per la carriera di un artista”. Come dire, Caparezza (che non ne sbaglia uno) non ha tutti i torti. Poi ho avuto l’impressione che per alcuni di questi, la regola non regge, è un’eccezione, quotidiana ma che vale solo per alcuni.
Precisamente, credo, per coloro che senza artefare il vissuto con preamboli fantascientifici ma dando solo voce alle proprie sensazioni e ai loro sogni, raccontano storie che, alla fine, sono quelle tutti. Sarà banale, ma funziona! E al Campania Eco Festival, a soli due anni dal debutto con Brunori Sas Vol 1, il pubblico cantava le sue canzoni. Figo no?
Zia Rosalba dice sempre che "Venendo, facendo". E tu, venendo le cose, cosa ti sei accorto di aver fatto in così poco tempo?
Finora, un’esperienza che, in un brevissimo lasso di tempo, è arrivata lì dove volevo. Per un progetto del genere non credo ci siano delle tappe obbligate, d’altronde è un percorso che abbiamo fatto molto rapidamente, con molta ingenuità e inconsapevolezza. Quando mi chiedono “Come si fa?” beh, io rispondo che non lo so. Siamo stati bravi a mantenere un certo ritmo, nel proporre le cose e nel fare quella che credo sia l’unica strada da percorrere per un progetto così, ovvero suonare ovunque e battere il ferro finchè era caldo. Questo è l’unico segreto che si può svelare, poi il resto sono tutte variabili di cui non puoi avere il pieno controllo. Se mi chiedi invece cosa avverrà poi, ti rispondo sempre “Venedo, facendo”, nel senso che amo avere una pianificazione ma non eccessivamente programmata.
Cos'è cambiato da Brunori Sas - Vol. 1 a Poveri Cristi - Vol. 2. Chi era “Brunori Sas” allora e chi sono i “Poveri Cristi” di adesso?
Il primo disco è stato fatto con un attitudine più naif, l’unico desiderio che avevo era quello di esprimermi semplicemente, sia a livello musicale che testuale. In Brunori Sas c’è una leggerezza di fondo, lì non avevo alcuna velleità, non c’era nulla al di fuori della della spontaneità, solo sedermi su un divano e suonare le mie canzoni. Il secondo è figlio di uno stravolgimento, ho sentito il desiderio di cambiare e quindi di non adagiarmi su una formula, quella precedente, che era stata vincente. Non fare Guardia 92, dall’altra anche la responsabilità di fare le cose diversamente, in una forma diversa. Per esempio per questo nuovo disco ho avuto la fortuna di avvalermi di musicisti veri, bravi e questo è già uno stimolo nuovo dal punto di vista musicale. Testualmente volevo fare qualcosa di formalmente più elaborato e che rispondesse più ai canoni di un certo tipo di canzoni. Forse il prossimo disco lo farò postpunk tipo Gang Of Four, l’importante è che ci sia quel tipo di attitudine.
Quando hai detto ai tuoi fratelli di non aspettare più il tuo ritorno in azienda?
A dire il vero me l’hanno detto loro. “Dario, ti piace tanto suonare, lascia stare il lavoro e vai a suonare” (si ride). Tra le righe ho letto l’ un invito a non lavorare più. Avrò capito male? (si ride…). In realtà è stato tutto abbastanza naturale. Sono state una serie di avvenimenti fortuiti che mi hanno e hanno convinto anche loro che le cose stavano cambiando. Io stavo aprendo anche lo studio di registrazione, il Picicca, che è anche etichetta discografica, per cui mi stavo già allontanando dall’azienda, poi contemporaneamente è partito il progetto Brunori Sas. Loro ora se ne giovano al livello di marketing così possono pubblicizzare l’azienda con i dischi e io viceversa. Sono il cantautore preferito dai muratori, visto che i miei fratelli vendono il cemento e i muratori, mentre lavorano, si ritrovano ficcato nei mattoni un mio cd, anche se non vogliono. ( si ride).
Il giovane Mario è lo sfigato italiano senza soldi e senza sogni o l'italiano che prova a tirare a campare e ad essere felice nonostante con la fine del mese si avvicini, ogni mese, sempre lo stesso brutto mese? Dov'è la speranza e dove l'abisso?
Come per “Rosa”, in realtà, non volevo che prendesse una direzione ben precisa. Quando scrivi canzoni di questo tipo sai benissimo qual è la responsabilità che ti metterà addosso soprattutto perchè la gente ti chiede conto di quello che canti, come è giusto che sia. Io l’ho scritta dandole un’impronta sentimentale e, come faccio spesso, sulla base di una sensazione proveniente da un qualcosa che vedo, mi immagino lo sviluppo di quella sensazione. Io non volevo raccontare una realtà sociale, mi sono semplicemente immaginato una storia plausibile, una di quelle che forse è in ognuno di noi e, al di là della storia, una metafora. Mi piaceva troppo l’idea di un personaggio perdente anche sul punto di morte, anche nel suo desiderio di togliersi la vita. Mi piaceva molto l’aspetto grottesco di questa storia.
Hai già un testo pronto per Sanremo? Febbraio arriva presto.
Guarda, non ho solo un pezzo, voglio fare di più. Voglio scrivere tutte le canzoni di Sanremo, interpretandone comunque una anche io. Poi,però, voglio scriverle anche per tutti gli altri così avrò la sicurezza della vittoria. È un metodo che mi ha insegnato la politica, un po’ come avviene da noi, nella stessa famiglia c’è un politico di un partito ma anche di un altro partito. Così la vittoria è sicura, no! Anzi te la dico tutta. Il mio sogno estremo sarebbe senntire che dal palco dell’Ariston si senta: di Brunori e Brunori, canta Brunori, dirige l’orchestra Dario Brunori. La tuttologia funziona. Sembrerà egocentrica come cosa, ma a me piace.( si ride)
Quanto ti senti vicino alle tematiche ambientali ed ecologiste e quanto sposi questa causa?
Ma guarda io ho una causa per delle scorie nucleari nel giardino di casa mia. E’ il giardino di casa mia, posso decidere io dove metterle? Dove le andavo a mettere, scusa? A casa mia ci faccio quello che voglio!!! (si ride).
A parte tutto, io non sono un attivista, si fa quel che si può, rispettando l’ambiente e le persone che ti circondano. Per esempio mi sto facendo un impianto fotovoltaico, ma non per amore dell’ambiente ma perchè si risparmia in bolletta! ( si ride, ancora).
Intervista di Daniele Mazzotta
foto di Gianfranco Esposto
Per il report del concerto invece clicca qui
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