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Abroad: rock dal mondo

Le lacrime dell’ Illàchime Quartet. “I am normal, my heart still works” ci lacera il cuore

Provo a scrivere le sensazioni che mi provoca “I’m normal, my heart still works” dell’Illàchime Quartet: disagio, psicosi, pazzia, tensione, tensione, pazzia, psicosi. Poi il disagio scompare e lascia spazio a quello stato di trance che solo in pochi riescono a trasmetterti.

Fabrizio Elvetico, Gianluca Paladino e Pasquale Termini, napoletani, musicisti doc (con un curriculum invidiabile) violentano gli strumenti, graffiando sulla lavagna del suono. Postrock-elettronico, Fripp, Zorn, schegge di jazz, soundtrack perdute nella nebbia (Terminali). A cinque anni dall’esordio, gli Illachime con “I am normal” (distribuito dalla label indipendente Fratto 9) ci dimostrano la loro superiorità s-compositiva. Con ospiti che molti si sognano: Graham Lewis dei Wire, Mark Stewart del Pop Group, Salvatore Bonafede.

Artisti con la A maiuscola, collettivo aperto, che riesce a mescolare il jazz, la musica da camera, l’elettronica di frontiera e trasformano i rumori delle metropoli in suoni esportabili. Tutto sembra (in apparenza) sconnesso e discontinuo, ma la ricerca sonora disegna una mappa barocca dalle mille luci stroboscopiche che ti mandano in pappa il cervello.

Colonna sonora ideale per vagare tra le strade di una  metropoli europea, un Ok Computer ancora più estremo . Da non diffondere troppo in giro, non lo capirebbero. Intanto godeteveli venerdì 22 gennaio al Cellar Theory di Napoli.
Luigi Ferraro

my space Illachime Quartet

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