recensione di Luisa Ferrara

Così Ragionano Tutti i Pesci] degli Insula Dulcamara

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Gli Insula Dulcamara sono una di quelle band che non capisci al primo ascolto superficiale. Per l’EP “Così ragionano tutti i pesci” c’è bisogno della necessaria “seconda volta”. Bisogna sentire pezzo per pezzo, e poi tutto il disco, tutto d’un fiato, magari mentre guidi tornando da lavoro per strade buie, illuminate da qualche luce di Natale in lontananza. Bisogna lasciarsi colpire dentro, dalle parole di un pezzo caldo per un inverno così freddo: “Le nostre braccia sono camini di montagna, e neanche il pianto più sincero e più violento che li bagna le spegnerà”. Tra suoni elettro-pop, storie emozionanti e talvolta un po’ tragiche, ballate “di corteggiamento” come la stupenda “Gli occhi e le mani” (il ritornello con i cori è ubriacante), si assiste ad un susseguirsi di stili e mix di generi. Ci vedo un po’ di influenza popolare alla “The Gentlemen’s Agreement”, sonorità dolci e altre volte più dure, un cantautorato che ha radici antiche, ma che richiama un po’ le sonorità alla CSI e alla Marlene Kuntz, e che infine ben si confà all’attuale scena indie italiana e campana, tra un Bugo e un Dente.

Ci sono brani che ascolteresti a ripetizione, e brani che mandi via subito, perché proprio non ti prendono, unica nota stonata di quello che si può definire un ottimo lavoro. Crisi familiari, di coppia o d’identità, come in “Impalcature”, esprimono la contraddittorietà, il distacco, il perdersi e le paure dell’uomo moderno. Non mi sembra certo un concept album, almeno musicalmente. Può esserlo a livello di storie, a livello emotivo, perché racconta vicende che possono esser di tutti, per la loro tragicità così umana, così semplice. Tutti amano e tutti muoiono, e di qui non si scappa.

“Migrare” ti far venire voglia davvero di viaggiare, sembra un invito a conoscere il mondo, ad aprirsi ad esso, è assolutamente una traccia positiva, sognante, sincera, quasi saggia, universale. Non ho condiviso la scelta di inserire come primo brano “Misa e il grande incendio” troppo angosciante, anche se avvincente. Chissà magari è una cosa voluta, per far capire di cosa si parla: degli oppressi, dei bambini che non vivono da bambini, dei morti sul lavoro, di tutti coloro che sono vittime.

La voce di Luca Di Maio, si muove bene in questo viaggio “amaro” con ventate di sana dolcezza, con la sua voce calda e a tratti graffiante. “Ruggine” come la già citata “Camini” dà quel tocco nostalgico e, ti fa visualizzare in un istante “l’infanzia sprecata, l’infanzia negata”. Percepisci i ricordi, le scene, ti sembra di vedere le facce di gente comune, di poterle immaginare. Tra malinconia e curiosità.

“Così ragionano tutti i pesci” è completamente autoprodotto e registrato presso Officina 99. Gli arrangiamenti vedono l’utilizzo di alcuni strumenti particolari come ukulele, cavaquinho, oud, stylophone, glockenspiel, ma anche campionatori multi effetto kaoss pad. L’album non è coperto da diritti d’autore restrittivi, ma si basa sul “Copyleft”, ovvero la libera circolazione di musica, infatti è possibile scaricarlo direttamente dal sito web.

Questi ragazzi hanno una certa “classe”, una buona dose di idee, non sono da trascurare. Sarà merito delle “scarpe piene di pioggia”.