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Baciamo le mani. Live report di Hugo Race e Pan Del Diavolo all'Iroko

Leggi il live report di Salvatore Sannino per il secondo appuntamento con la nuova programmazione dell’Iroko di Salerno organizzata dalla Satori Comunicazioni di Paolo Traverso: sabato 6 novembre è toccato allo strano binomio tra i promettenti Pan Del Diavolo e il raffinato Hugo Race, i primi siciliani di nascita, il secondo siciliano di adozione.

L’atmosfera è distesa, l’Iroko accogliente come sempre, c’è poca gente ma pian piano il locale si riempie, il dj-set iniziale intrattiene i primi arrivati, si inizia a suonare quasi a mezzanotte. Il duo siculo sale sul palco a proporre il suo folk’n’roll di impatto, fatto di potenti schitarrate ritmiche, scandite da grandi pestate di gran cassa.

I fan si avvicinano senza troppa esitazione ed iniziano a muoversi al ritmo dell’iniziale “Il centauro”. Si salta e si canta con brani come “Università” e “La bomba nel cuore”. La bravura tecnica de Il Pan Del Diavolo è indiscutibile, la loro formula è piuttosto originale: c’è un po’ di folk, un po’ di country e, perché no, un pizzico di rock’n’roll à la Elvis. I brani del disco d’esordio Sono all’osso scivolano via uno dopo l’altro diretti, decisi e sudati, riuscendo a coinvolgere anche chi non li conosce affatto, ed è magari più interessato alla seconda parte della serata. Scherzano con il pubblico, visibilmente emozionati, ci raccontano che non sono mai stati dalle nostre parti e che stanno preparando il nuovo tour con il basso, la batteria e la chitarra dei Criminal Jokers. Quaranta minuti belli tirati, poi il congedo con l’aneddoto del cantante che ricorderà di aver visto Race in concerto a Palermo anni fa e di aver saltato la scuola il giorno dopo. L’osso duro dei fan dei Pan Del Diavolo, però, nonostante la raccomandazione dei loro beniamini, non sembrano troppo interessati al seguito della serata. Peccato.

Un po’ di pausa che consente il cambio palco e il ricambio del pubblico.

Il cantautore australiano, noto anche come chitarrista fondatore dei Bad Seeds di Nick Cave, attira naturalmente gente un po’ più matura e si presenta stasera con la sua nuova band, i Fatalists, composti dalla fuoriclasse Vicki Brown dei Calexico al violino e tre ottimi strumentisti italiani ovvero Gramentieri e Sapignoli (Sacri Cuori, De La Vega), rispettivamente alla chitarra e alla batteria, e Giovanni Ferrario al basso, in sostituzione di Erik Van Loo dei Willard Grant Conspiracy. Sul palco abbondano strumenti e amplificatori vintage, l’atmosfera si fa improvvisamente fumosa e la band entra proponendo un’introduzione musicale: un blues teso, in crescendo.

Arriva Hugo Race, imbraccia la chitarra, e le note sono quelle di “In The Pines”, la ballata tradizionale resa famosa, tra gli altri, dai Nirvana nel loro mitico Unplugged sotto il nome di “Where did you sleep last night”. La voce di Hugo è cavernosa, presente, il suono risulta legnoso, profondo. Peccato però che quando la scena musicale si carica di tutti gli strumenti, sia proprio la voce ad avere la peggio e a passare in secondo piano, provocando un po’ di fastidio anche nel compositore australiano. Inizierà una comunicazione gestuale col fonico che accompagnerà, ahimè, tutta la serata. Nonostante l’aspetto austero e serioso, Race si rivela un gran chiacchierone e finisce per intervallare gran parte dei pezzi in scaletta con qualche aneddoto in italiano (da qualche anno ha scelto Catania, la Seattle del Sud, come sua casa).

La setlist si compone delle ballate notturne che compongono il nuovo album Fatalists (come “Will You Wake Up” e “Call Her Name”), e di lunghi blues dal sapore psichedelico, impreziositi dal lussureggiante violino della Brown, con la quale Hugo giocherà tutta la sera in lunghi spalla a spalla. Il suono scuro dei Fatalists ricorda a tratti proprio i migliori Semi Cattivio il raffinato rock di John Parish, mentre, dal punto di vista cantautoriale, nelle canzoni di Hugo Race, sembra di intravedere un certo cantautorato moderno stile Bonnie “Prince” Billy.

Quasi due ore di musica elettrica, intensa, forse un pò pesante, ma davvero di ottima qualità.

Ottimo inizio per l’Iroko, non c’è che dire!

Intanto puoi partecipare al concorso dell'ultimo lavoro di Hugo Race nella nostra sezione contest.

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