live report di Giuseppe Piscino
Ho voluto far passare San Stefano, San Silvestro ed altri santi meno famosi. Ho voluto far andare via queste feste ed arrivare prima della vecchia Befana. Ho cercato di far finta di nulla, di pensare al cielo, al mare agitato di questi giorni. Ho cercato e trovato musiche dimenticate, scordate a tutti gli effetti…ma il Grand-Master di questo sito si era sbattuto tanto per farmi esser lì e mica potevo far finta di nulla, nascondere la testa sotto la sabbia.
E così, mentre ascolto i Flaming Lips (che stavolta hanno esagerato, un pezzo di sei ore di lunghezza!!!) mi concentro, mi fermo, mi volto indietro fino alla sera di Natale, tersa e fredda, piena di stelle che sembrava un racconto di Dickens e mi fiondo con la memoria a Fuorigrotta.
In un tempo lontano, quel posto era preda di travestiti, prostitute e strade piene di buche. C’era il palazzetto dello sport, il teatro tenda…ed il nulla.
Ora il Pala Argento non c’è più, c’è un multisala che passa il peggio del cinema, è rimasto il teatro tenda, son scomparse prostitute e travesta e c’è la casa della musica, bel nome, non c’è che dire. Ed il 25 dicembre ha suonato Giuliano Palma con i Blubeaters.
Evvabene è Natale, ci son le feste, dobbiamo esser tutti più buoni, ma sarà che ricordo una pubblicità televisiva di un disco in uscita ed il gruppo in questione, con calma, sfasciava tutto. Eh sì, mi si dirà, quelli erano i Nirvana, Cobain era ancora vivo e magari casa della musica non c’era…e nemmeno il multisala, ma tant’è.
Come è facile notare, la sto prendendo alla lontana….è che non voglio esser cattivo, sputare veleno e rovinare la digestione di struffoli e mostaccioli.
Ma ora basta, devo scrivere di questo concerto ed inizio a farlo, notando la pessima abitudine di quasi tutti gli artisti italiani: iniziare il loro show con ritardi cosmici. In questo caso, il nostro partiva ottanta minuti dopo l’appuntamento. Ma poco importa…Giuliano Palma ci sa fare, è una vecchia volpe e noi che siamo lì, lo ricordavamo già venti anni fa, quando decideva di rivisitare Carosone con il suo gruppo epico, i Casino Royale.
Il buontempone salta e balla, canta intonato più che mai ed i Blubeaters non sono da meno, nonostante un guasto all’organo anni ’60 che si portano dietro. Risolto, dopo un paio di canzoni, l’inconveniente…la band procede spedita. Si dirà che il tipo di musica di Palma, dopo un po’ stanca, diviene ripetitivo, monotono e ci son tante verità in queste affermazioni.
I concerti del genere durano poco, proprio per questo motivo. Forse Palma sbaglia ad allungare eccessivamente il brodo, ma da mestierante con i fiocchi ce la mette tutta per far divertire il pubblico con i suoi ritmi.
E già…il pubblico. Ma quante persone erano lì per il concerto e quante per passare una serata, come tante altre, tra amici ed una bevuta simpatica? Ecco, mentre la musica andava me lo son chiesto, guardandomi intorno, circondato da giovani d’oggi (quelli di Agnelliana memoria) e “femmine pittate” che gironzolavano per il luogo scambiandosi auguri, spedendo sms, fotografandosi a iosa per pubblicare su qualche social network le loro gesta eroiche.
Ottanta persone su cento a disinteressarsi completamente del concerto…dando anche fastidio ai non pochi fans di Giuliano Palma.
E’ lo zeitgeist…e siam messi male se è così. Del resto cosa attendersi da queste anime pie che arrivano a chiedermi, mentre sul palco intonano il Maestro Carosone se “il gruppo è di Napoli”.
Sarà che Roger Waters, più di trent’anni fa aveva visto giusto? Nei panni della rock-star Pink, stanca della vita e della società, in “in the flesh” minacciava a morte (è un eufemismo) il suo pubblico, poco interessato alla musica, ad ascoltare.
Licenze letterarie di un Genio, lo so, ci stiamo allontanando da casa della musica, un bel posto che meriterebbe un’utenza appropriata.
si ringrazia Nuvole Elettriche/Ufficio K