Succede che una serata possa farti interrogare sul senso della parola “storia”. Torre del Greco, sabato sera, riapre un punto di riferimento per la musica live in Campania, il Jah Bless.
Ecco il primo incontro con questa parola tanto strana: la storia. La memoria di un palco “cult”. L'evoluzione, con la vecchia bettola verace e fumosa rimessa a lucido, pulita e sistemata. La storia è testimone che nulla si crea, ma si trasforma. Amen. E poi le band.
Come apertura, una “benedizione profana” dei Luna Janara, un trio di musica popolare. Briganti dell'era borbonica trapiantati nell'epoca di facebook, si presentano con una “tamurriata con canto a fronna”, rigorosamente improvvisata, che saluta i presenti, scalda gli animi e ricorda a tutti che il ballo e l'energia sono cose che, da qualche parte, tutti i terroni hanno nascoste nel Dna. La memoria che vive e si rigenera: allora forse storia significa tradizione? Subito dopo, sul palco i Cap059, al loro primissimo live. Un trio strumentale, lunghe divagazioni, ipnotiche eppure potenti. E' post-qualcosa, ma difficile dire cosa: la storia degli ultimi 20 anni di rock si attorciglia su se stessa, nei loro ghirigori elettrici. E un altro spunto sulla storia salta alla mente. Angelo al basso tellurico, Pietro alla chitarra spaziale-rugginosa, Carolina alla batteria scalciante: chi si ricorda di loro negli Outside Tongues, Frijid Black, Elektro Sexy? Forse quasi nessuno, ma...la storia la scrivono solo i nomi sui libri/riviste, o anche tutti questi eroici soldatini fanno ancora battere, tra mille difficoltà, il cuore del rock? Se qualcuno negli anni si sarà chiesto chi diamine fossero i Colour Haze o i Neon Plastix, e magari avrà fatto in modo di ascoltarli, sarà anche perchè ha visto queste band sconosciute suonare a 2 passi da casa loro?
La musica sceglie strade misteriose: io ho scritto un capitolo della mia tesi di laurea sui Black Sabbath...ma la prima volta che ho ascoltato Paranoid, la cantava un ragazzo (oggi quasi 40enne) che questa sera era a fianco a me, a bordo palco: cercate i Mental Vortex su youtube, per farvi un'idea (e magari un sorriso). Poi sul palco arrivano gli “E' in Casa Bubù”. E ancora la parola storia rimbalza in testa. Già, la storia di 5 ragazzi che definire difficili è un eufemismo. Ma nonostante le fedine penali spaventose, i ragazzacci hanno deciso di non raccontarci quanto erano brutte le loro celle e quanto siano orgogliosi di esserci finiti. Magia delle magie, se ne fottono di raccontarci le loro “storie” e prendono 2 elementi fortemente esplosivi, l'ironia e lo stoner-rock più duro, e li mischiano in una esibizione semplicemente incendiaria. Citano TotòTruffa nel nome e nei costumi da scena, violentano gli amplificatori con un sound che orgogliosamente definiscono “cafone”, sono guidati da un cantante semplicemente eccezionale: immaginate un Chris Cornell cattivo, incazzato e che, avendo scordato le parole delle canzoni, le sostituisce con una sfilza di parolacce in slang anglo-torrese.
Chiude la serata, un esibizione scatenata dei Luna Janara, tra tamurriate e tarantelle. Corsi e ricorsi storici, e la sensazione che sia stata una serata “vera”.
Ottavia Torre