Scivolando sul dancefloor con Boro..
Ci fa piacere che dalla Campania partano giovani spunti imprenditoriali, in particolare quando il settore è quello che unisce la musica rock e la moda, senza però passare per poser.
di Gennaro De Biase
Musica e moda, negli ultimi 60 anni, sono state contemporaneamente sorelle, amanti, colleghe, nemiche, spasimanti, spose fedeli, fidanzate infedeli, amiche pettegole che sparlano di altre amiche/nemiche, complici di crimini e forse ancora altro!
Questo valzer di relazioni rivela che nascono da sentimenti, stimoli, ispirazioni e reazioni simili: sono quindi due linguaggi diversi, ma in fondo complementari.
Un esempio? Bhe, pensate alla Londra della fine agli '70. Un negozio chiamato Sex con un orologio le cui lancette girano al contrario come insegna.
Una coppia che lo gestisce. Lui, Malcom McLaren, scomparso giusto un anno fa (R.I.P.), all'epoca ex manager dei New York Dolls in cerca di nuovi fermenti da far esplodere.
Lei, Vivienne Westwood, una stilista emergente che fondeva lo stile classico britannico con accessori sadomaso, spille da balia, lamette e catene di biciclette.
Sex divenne il punto di riferimento per tutti i giovani londinesi sfaccendati, arrabbiati e nichilisti. Mettendone assieme tre e affiancandogli uno dei commessi del negozio, nacque una della band fondamentali di quella incredibile rivoluzione passata alla storia come punk.
Accomunati dalla voglia di esprimere la propria, indefinita rabbia e dalla ferma intenzione di farlo nella maniera più arrogante, provocatoria e semplice possibile, nacquero così i Sex Pistols.
Trentaquattro anni dopo, proprio qui in Campania, per la precisione a Torre del Greco, una nuova pietra, piccola ma scalciante, si incastona in questo mosaico infinito.
Il brand BORO infatti, al suo terzo anno di vita, presenta una collezione estiva divisa in tre serie di cui una, battezzata Dj Series, che nasce come tributo ad alcune delle realtà underground dello scenario elettronico campano.
A ben vedere, il brand è legato a doppia maglia con il mondo della musica. Il suo stesso fodatore/creativo/proprietario è un dj e persino il nome del marchio, BORO, svela un'origine legata al valzer di rapporti di cui parlavamo poco sopra.
“Boro” viene infatti da “borotalco”, ovvero il trucco segreto dai Soul Boys per scivolare meglio sul dancefloor. Ricordando che i Soul Boys furono la primissima subcultura che si rese riconoscibile per ascolti, balli e abbigliamenti tanto da essere considerati i nonni della club-culture, questo chiarisce in toto le intenzioni del giovane marchio torrese, alla costante ricerca di un sincretismo estetico tra musica, grafica e moda, tanto da presentarsi chiamando in causa Battiato, i Black Flag, gli Smiths e i Neu!.
In questa collezione, a fianco ad una linea Basic ed un'altra ispirata alla spazio che cita, ovviamente, i Pink Floyd di Astronomy Domine, la Dj Series si presenta come “remix estetico” delle vibrazioni, dei ritmi e delle scene in cui si muovono 6 dj campani e 2 ospiti, da Roma e Udine.
Ci sono Rescue Disco con la sua house elegante, e il duo Jeko co la loro electro cattiva al punto giusto, che è approdata, qualche mese fa, fino agli schermi di MTV.
Poi la Esplanade Orchestra, l'incredibile progetto tutto campano di funk/soul dalle sfumature caraibiche, autori quattro anni fa di un 45 giri di culto ricercatissimo dagli appassionati del genere. Ancora electro con i Lazy Ants da Roma, specializzati in remix al vetriolo, il napoletanissimo Herdmans Cratch, progetto di recente trasformatosi in Gym Hell, autore di un notevole show al Duel proprio assieme a Jeko qualche settimana fa, e l'udinese Funkabit, dedito a fusioni con il funk, l'hip hop e l'house di vecchio stampo. Infine, un auto-remix con una t-shirt dedicata a Borotalko, ovvero se stesso ma in versione dj, ispirata ai propri set costruiti come ponti tra il french touch, il funk, la electro e le declinazioni più recenti della house.
In un epoca in cui, tristemente, si assiste ad un impoverimento dello scenario del rock, che si affanna alla ricerca di un rinnovamento che lo salvi dall'esaurimento fisiologico di più di mezzo secolo di onorata carriera, uno sguardo al fiume di magma chiamato underground rivela che i fermenti più vivi, le scene più vitali e più seguite dal pubblico sembrano gravitare tutte attorno al mondo dell'elettronica e dal dancefloor: che la risposta sia “It's the evolution, baby” ?!? Ai club l'ardua sentenza...
firmato: GENNARO DE BIASE
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