Intercettazioni. A Contursi con Ballads e tanta arte

Ballads, Makardia e il ghigno artistico di Marco Picariello.

A Contursi Terme c’è Intercettazioni vol. 2.

 

di Angelo Cariello

Com’è che recita quel vecchio proverbio? Nella piazza piccola c’è il festival buono.

E quella canzone, quella che, volenti o nolenti, ancora si canticchia sotto la doccia, com’è che faceva? Ah, sì: prendi una piazza, fatti intercettare, e sarà subito amore.

Eh già, Intercettazioni, questo festival giunto alla seconda edizione, faceva parlare di sé prima ancora che nascesse. Detti e proverbi, libri e canzoni, tutto e tutti dicevano la loro su questo evento. In queste ultime settimane, poi, è tutto un tran tran di collegamenti video, dirette radiofoniche e approfondimenti dopo il tg. Troupe televisive e cronisti di mezzo mondo assediano piazza San Vito, assetati di dettagli e anticipazioni. Per gli organizzatori, poverini, non c’è scampo. Non s’affigge un manifesto se prima non si rilascia un’intervista al giornalista di Al Jazeera, non s’avvita un bullone se non si concede qualche scatto al fotografo di Vogue. Il fiato dell’universo mediatico occidentale è tutto raccolto lì, ad alitare pesantemente sul collo di quei cinque o sei disgraziati di Bandiera Bianca,l’associazione che mette su questo storico evento.

Emh… No, non è vero.

Nessuno parla di Intercettazioni. O, meglio, ne parla – e non può non parlarne – chi ha avuto la grazia di esserci l’anno scorso. Così come ne parlerà – e proprio non potrà fare a meno di parlarne – chi avrà la fortuna e la furbizia di lasciarsi intercettare quest’anno dall’ondata di bellezza che si sprigionerà martedì 13 agosto nella piccola piazza San Vito dell’ancor più piccolo paesino della provincia di Salerno, Contursi Terme.

Perché Intercettazioni è un festival molto particolare. O forse, a dirla tutta, non è nemmeno un festival. È uno stato d’animo che rischiara e si fa sereno, è un sorriso sulla bocca dello spirito, è il disvelarsi di un’occasione per essere felici.

D’altro canto, com’è scritto in ogni manuale di anatomia della felicità umana, la musica, l’arte, la surreale cura degli spazi, lo stare insieme, il mangiar bene e il bere meglio sono gli ingredienti della beatitudine. Ed è proprio la sapiente miscelazione di questi elementi a dare vita, forma e sostanza a Intercettazioni.

L’anno scorso, la trapassante passione dello spettacolo musicale Tragico Ammore di Canio Loguercio, senza dubbio il più eclettico e geniale re-inventore del repertorio classico napoletano, l’intensità degli Scatti per non tornare che componevano la mostra fotografica di Antonio Vitale su una Cuba da scacciare e, allo stesso tempo, riabbracciare, la magia onirica di Abito appeso, l’installazione ambientale di Valentina Gaudiosi che con corde, mollette e panni ridisegnava la geografia emotiva di chi l’osservava, ebbene, tutto ciò aveva trasformato piazza San Vito e i vicoli circostanti in un'isola magica e accogliente, una minuscola Repubblica del Sole in cui sentirsi più al sicuro e più sereni che a casa propria.

Quest’anno, bollettino alla mano, la meteorologia spirituale prevede e promette un Sole altrettanto forte e brillante su Intercettazioni vol. 2.

La Galleria Intercettazioni ospiterà la mostra d’arte L’anima è un ghigno di Marco Picariello, geniale artista salernitano che con dipinti e sculture sonda gli interstizi del cuore umano alla ricerca dell’origine di quel sorriso beffardo e pungente che raccoglie ed esprime tutta la disperata bellezza della vita.

Sul palco, alle 20 e 30, ci saranno i Makardìa, con lo spettacolo Occhioperocchiodentroperdentro. Il gruppo irpino, composto da Virginio Tenore – che canta e suona le tammorre –, Enzo Perna – alla chitarra elettrica – e Filomena D’Andrea – che suona la fisarmonica e la chitarra classica, canta e scrive la musica e i testi – è un vero e proprio gioiellino nascosto, destinato senza dubbio a spopolare, nell’orizzonte musicale campano.

Per nome, un’invocazione (“volesse il cielo!”) del dialetto di Aquilonia, il loro paese d’origine. Ma, allo stesso tempo, nello stesso nome, un altro significato, questa volta dal greco, “il mio cuore”. Nella loro musica, un concentrato di elementi che li proiettano ben al di sopra di ogni asfissiante etichettatura. I Makardìa cantano in dialetto, in italiano, in russo, in spagnolo. I Makardìa esplorano i simboli dell’immaginario popolare, cantano lo sfruttamento, cantano il disastro delle trivellazioni in irpinia, cantano l’impegno civile, cantano l’energia della rivolta e la voglia di restare, di non cedere, di ripartire dalla loro terra per non doverla immolare mai più, quella terra, sull’altare dell’emigrazione.

Dopo di loro, alle 22, ecco Francesco Di Bella e Alfonso Bruno, in uno dei progetti più intimisti del rock contemporaneo. Ballads è un dolce ed avvolgente abbraccio sonoro che passa in rassegna, in versione acustica, i successi storici dei 24 Grana e le più celebri ballate – dai Buzzcocks a Chuck Prophet, dai Fleet Foxes a Tim Buckley – della storia del rock. Che siano canzoni che vanno dritte al cuore, lo testimonia il fatto che Francesco Di Bella ha abbandonato i 24 Grana per dedicarsi anima e corpo al fortunato sodalizio con Alfonso Bruno, il chitarrista dei Songs For Ulan che lo accompagna magistralmente in questo percorso verso sonorità più raccolte ed interiori.

Surreale cura degli spazi, si diceva prima, tra gli ingredienti dello stato di beatitudine di Intercettazioni. Cosa galleggerà, questa volta, a mezz’aria sulla testa di chi si farà intercettare? Cosa incontreranno gli occhi degli intercettati che alzeranno lo sguardo? Cosa ci sarà, sospeso, a metà strada tra il ridente spicchio di terra e il cielo stellato di Intercettazioni?

Heaven, heaven is the place, cantavano i Talking Heads.

Chi verrà, vedrà.

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