Un regista da Oscar, come le sue musiche. Sorrentino è più hipster di voi


di Giuseppe Piscino

 Dopo quindici anni il cinema italiano conquista l’Oscar. Lo so, de gustibus, ma in quel tempo il film di Benigni era nettamente inferiore ad un'altra pellicola in corsa, “Central do Brasil” di Salles e per i moltissimi che non l’hanno mai visto, ovviate appena potete. L’Arte non ha tempo.

Insomma, a bocce ferme, dopo che ne hanno parlato perfino sulla luna, ci siamo anche noi, contenti di omaggiare Paolo Sorrentino ed il suo cinema su queste pagine. E’ vero, ognuno ha voluto metterci un cappello su questa vittoria…ad iniziare dai tipi della grande casa di distribuzione, quelli di Medusa, (Mediaset) con i loro capoccia presenti a Los Angeles, Carlo Rossella (sì, il tipo presente anche alle notti di Arcore. E’ a lui che si deve il termine “cene eleganti”…quando invece decine di donne zoccoleggiavano, certamente non in maniera elegante.) E c’era il figlio di Gianni Letta…altro capataz di Medusa. Che ci volete fare…altro che India…queste è una nazione fatta a caste. Guardando le foto mi son stupito di vedere a Los Angeles anche Serena Dandini…poi mi son ricordato che suo marito ha curato le musiche per La grande bellezza ed ho tirato un sospiro di sollievo.

Però fa sempre bene ascoltare la gente disquisire sul film, sulle tante cose metafisiche che son presenti. In tanti, dopo il passaggio televisivo lo hanno visto, in pochi l’hanno capito e non me ne meraviglio.

E siccome siamo su un sito musicale, omaggiamo una peculiarità importante del cinema del nostro compaesano (passatemi il termine ndr)…i cantanti, i gruppi che sceglie, il nostro, nelle sue pellicole.

Chissà, magari quando era meno famoso, ci ha anche seguito su queste pagine, da cultore ed appassionato delle sette note.

E già, Sorrentino è un po’ come noi…che amiamo la bella musica, indipendentemente dai generi, dalle nicchie, dai compartimenti stagni…e così in un suo film, puoi passare dai Santa Cruz Esmeralda agli Air, da Chet Baker ai Cake, ascoltando Toni Servillo cantare una canzone scritta da lui e dal compositore ed autore delle musiche dei primi film di Sorrentino, Pasquale Catalano, un’altra mente delle nostre terre.

Del resto uno dei protagonisti del suo esordio è un cantante…come è anche lo Sean Penn in veste simil Robert Smith, in un film che porta il titolo di una canzone dei Talking Heads, cantata da Byrne in una scena molto particolare.

E così può capitare di lasciarsi trasportare da un caravanserraglio di note, a corollario di un suo capolavoro. Nel secondo film c’è di tutto…dal grande Intro di Catalano ai Lali Puna…Mogwai, gli immensi Terranova, i grandissimi Fila Brazillia, i Boards of Canada ed Ornella Vanoni che fa da colonna sonora al rientro di Titta de Girolamo in Italia, altra scena sublime.

Mogwai

Poi arrivano le pianure dell’agro pontino, in un altro film, arriva quel genio di Teho Tehardo alle musiche. A proposito, l’anno scorso ha fatto un disco con Blixa Bargeld, il cantante e fondatore degli Einsturzende Neubaten. Il titolo è Still smiling…il miglior lavoro del 2013…provvedete!!! Ma tra un usuraio spartano, un Bentivoglio country ed una provincia in disfacimento, nel film potete trovare anche canzoni di artisti come Antony and the Johnson, quando lo conoscevano in pochissimi, The album leaf, Isan e Lali Puna.

Musica per tutti i gusti, musica bella, sempre in primo piano, anche in un altro film pluripremiato, un sulfureo ritratto di un diavolo in terra, sottoforma di uomo politico. Oltre a Tehardo…spazio a Beth Orton, ad un Bruno Martino d’annata…ai Trio (chi se li ricorda nell’estate dei Mondiali per eccellenza?) dai mitici Cassius…fino a Renato Zero che ci dice che stiamo vivendo i migliori anni della nostra vita, in una scena a dir poco emblematica

Sorrentino e la sua gang (in primis i veri produttori, quelli della Indigo film) sanno di cinema, respirano arte e musica e vanno a chiudere, per il momento, con una pellicola sottilissima e cattiva, con momenti sublimi…dal già citato Marchitelli…(in netta evoluzione rispetto ai suoi trascorsi su rai tre) alla Banda Gorda…che credevo di conoscere solo io…in una vacanza messicana…attraversando Roma con Venditti, la Raffa nazionale e Sinclair, i Kronos Quartet (favolosi)…e Monica Cetti che canta Lauzi…fino a Yolanda be cool.

Grande musica per grande cinema…repetita iuvant, in una nazione di analfabeti artistici che plaude stancamente a qualsiasi afflato che sa di cultura…come i tipi del più grande multisala di Napoli che, dopo solo pochi giorni dall’uscita del film, lo relegarono in una sala piccola, nonostante l’ottima affluenza, per far spazio alle peggio americanate.

Povera patria…come diceva il cantante…


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