La notizia, riportata su le pagine de la Repubblica, purtroppo non ci ha sorpreso per niente. Solo questione di attendere l'ufficialità da parte dell'organizzazione, ma la cancellazione del Neapolis Festival era nell'aria da tempo. Precisamente dall'edizione 2013, con le poche centinaia di presenti alla serata di Tricky (che peraltro minacciava di non esibirsi) e il salvataggio in calcio d'angolo con la bella esibizione il giorno dopo dei Kings Of Convenience. Bella ma non balla, come si dice a Napoli, visto che un festival internazionale, che ha portato in città artisti come David Bowie, Kraftwerk, REM, Cure, non poteva svolgersi nella pur suggestiva ma piccola  location dell'Arenile.

Il Neapolis Festival è caduto e si è rialzato tantissime volte, ha traslocato (Giffoni Valle Piana), si è adattato a posti poco rock (curva dello Stadio San Paolo), ha dovuto fare i conti con il poco interesse dello spettatore medio napoletano, ha abbracciato la dance, ci ha fatto respirare la polvere non bonificata (nessuno lo sapeva, ai tempi) dell'ex Italsider, è stato trascurato dalle istituzioni (ma di questo parleremo dopo), ha avuto numerosi dissidi nell'organizzazione.

Come scritto su Repubblica, l'organizzatore Sigfrido Caccese dichiara di essersi stancato del disinteresse delle istituzioni, non solo finanziario. Il festival infatti, non ha mai trovato casa, barcamenandosi tra Bagnoli e Fuorigrotta (Mostra D'Oltremare, location secondo noi perfetta dal punto di vista logistico ma poco affascinante rispetto alle ciminiere di Bagnoli).

Dall'amministrazione fanno sapere che "purtroppo il comune è in dissesto" e "così siamo tutti più poveri".  Forse ci sarà un incontro con l'organizzazione, fa sapere l'assessore alla Cultura del Comune di Napoli Nino Daniele. In ogni caso l'edizione 2014 è saltata, e sarebbe meglio lavorare su un'eventuale edizione 2015, magari partendo da settembre, visto che i tour internazionali si pianificano mesi prima.

Vorremmo fare però un'osservazione: spesso sono stati fatti paragoni con il Primavera Sound di Barcellona, festival musicale che si tiene in città, in una location simile (per vicinanza dal centro cittadino) ad un Italsider messo a nuovo. Gli organizzatori del festival catalano (che qualche hanno fa si gemellò con lo stesso Neapolis) hanno dichiarato che di soldi pubblici ne arrivano veramente ben pochi (i quali sono poi reinvestiti nell'affitto del Forum): gli introiti derivano direttamente dalla vendita dei biglietti e dagli sponsor privati (PRIVATI).  Ovviamente ciò è stato possibile dopo anni di gestione oculata, programmazione di alto livello, fidelizzazione del pubblico, che acquista l'abbonamento senza conoscere il cast, e investimento (non propriamente finanziario) da parte della città che per una settimana si trova inondata di eventi collaterali.

Ognuno ha le sue colpe, e da qui bisogna fare ammenda per ripartire con lo spirito giusto: il pubblico napoletano che snobba gli eventi meno commerciali (poche migliaia di persone a vedere Mogwai, Underworld, Skunk Anansie nell'edizione 2011), l'amministrazione comunale (che per carità ha ereditato una situazione economia disastrata, oppure si è fatta influenzare dal marchio bassoliniano che ha fatto nascere il Neapolis) e l'organizzazione, che dovrebbe basarsi meno sui finanziamenti pubblici e maggiormente su vendita biglietti e sponsor.

Napoli è una città che di artisti internazionali ne vede veramente pochi, ma questa è una storia che va avanti da anni. Snobbata dai grandi tour, costringe i napoletani a fare centiniaia di km per ammirare i propri beniamini dal vivo. L'unica occasione è sempre stato il Neapolis, unico appiglio per i campani e il Sud in generale, di ammirare il pogo di Iggy Pop, la pelata di Michael Stipe, il cerone sbavato di Robert Smith, la violenza sonora dei Prodigy.

Lo aspettiamo, si spera, fra 12 mesi.

LF