Vieni! Vieni! Vieni! Terzo anno di Intercettazioni, a Contursi Terme
di Angelo Cariello
Ciao, mi chiamo Intercettazioni e sono un festival piccolo piccolo. Ho due volumi alle spalle e il 30 luglio verrà il terzo. Vivo a Contursi Terme, un paesino in provincia di Salerno. La mia casa è una minuscola piazza dedicata a San Vito, il santo ballerino e animalista. Mia mamma è un’associazione – Bandiera Bianca –, mio papà un audace sogno di serena bellezza.
Sono un po’ emozionato, conto i giorni che mancano e mi batte forte il cuore, anche se in tanti mi dicono di stare tranquillo, ché tutto andrà bene, ché i miei genitori mi hanno tirato su benissimo, ché in tanti farebbero carte false pur di avere un figlio bello e bravo come me.
Così dicono. Così dice chi c’è stato due anni fa, alla prima edizione. Così dice chi c’è stato l’anno scorso. Così dice chi conosce e frequenta il circolo Arci Bandiera Bianca che, con la sua programmazione, nel giro di poco meno di un anno, ha rivoluzionato le coordinate della geografia musicale del meridione, trasformando Contursi Terme in un centro di gravità permanente per i concerti di tanti artisti (Alessandro Fiori, Marco Parente, Dino Fumaretto, Marco Iacampo, Oratio, Mapuche, Tommaso Di Giulio, Deian e Lorsoglabro), manco fossimo al Carroponte o all’Angelo Mai.
Insomma, così vanno le cose e io ne vado fiero. Ma il mio cuore, per l’emozione, continua comunque a battere all’impazzata. Stai tranquillo, respira, prendi fiato e racconta il tuo programma.
Eccomi, ci sono. Sono fatto di musica, certo, ma anche di tante altre cose.
Di arte, ad esempio. Ho richiamato a Contursi Federico Fernicola, un artista che a Contursi ci è nato e cresciuto, prima di emigrare a Napoli, per gli studi, e poi al nord. Federico è un artista geniale, capace di cavare un ragno metafisico da un buco materiale. Federico trasforma in arte sonante una linea muta. Federico è un demiurgo, una levatrice dello spirito, un’ostetrica dell’essenza: la sua arte è una maieutica sincretica e, allo stesso tempo, purissima, che partorisce – tra gli oli e le sculture, le luci e le ombre, i suoni e le proiezioni – un uno immanente e irripetibile. Nella galleria artistica di Intercettazioni, due gradini più giù di piazza San Vito, Federico ha realizzato un’opera colossale: “La porta di luce”. Magnetica, destabilizzante, vorticosa, scioccante: venite a vederla, venite a sentirla, venite e trapassatela. Ne uscirete stravolti e luminosi.
D’altro canto, luminoso e stravolto è lo stato d’animo necessario ad accogliere la potente bellezza dei tre concerti di cui mi compongo. C’è La Rappresentante di Lista: mai nome fu più azzeccato! Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, con il loro eclettico armamentario di strumenti e suoni, con il loro vissuto e sostrato teatrale, con le loro canzoni fatte di una voce talmente meravigliosa da non sembrare possibile, beh, convincerebbero chiunque a votare per qualsiasi cosa. Ci sono Ilaria Graziano e Francesco Forni, due cuori e una meraviglia. Il folk, il rock, le chitarre dei film western, le ballate dei pomeriggi d’amore. Belli da far paura, bravi da commuovere: meriterebbero una delega in bianco per la realizzazione di un nuovo inno nazionale. E, infine, c’è Giovanni Truppi, il più lucido cantore contemporaneo della psicopatologia del mondo che ogni essere umano si mette in testa. La sua voce è un raffinatissimo turbamento, le sue liriche un trattato freudiano. Non hai scampo: se l’ascolti non puoi più tornare indietro.
Tutto qui? Assolutamente no! Perché io che mi chiamo Intercettazioni e sono un festival piccolo piccolo, tra le altre cose, adoro gli orologi e non conosco il tempo. Proprio come cantava Giovanni Lindo Ferretti venticinque anni fa, all’epoca dei CCCP. Ho raccontato questa mia passione per gli orologi a Valentina Gaudiosi, che cura magistralmente le scenografie di tutti i concerti del circolo Arci Bandiera Bianca e che già nelle mie scorse edizioni si era occupata di trasformare un semplice festival in una favola. Lei sa come fare, sa quali corde tirare, sa cosa e verso cosa tendere. Valentina dispensa magie e incantesimi: la sua installazione ambientale – “Il tempo sospeso” – trasformerà ancora una volta una semplice piazza in un mondo incantato. Un sogno. Ad occhi aperti. Più bello dei sogni che si fanno ad occhi chiusi, nel sonno.
Ah, a proposito! “Svegliami”, si chiamava la canzone dei CCCP. È una delle mie preferite. La canticchio sempre, soprattutto la parte finale, il pezzo dopo l’ultimo ritornello.
Ve lo dedico, fa così: “Vieni! Vieni! Vieni!”
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