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Abroad: rock dal mondo
Convincono i Litfiba, ma non l'Arena Flegrea
Live report della reunion napoletana dei Litfiba, lunedì 19 luglio all'Arena Flegrea di Fuorigrotta.
Di Salvatore Sannino
Che la reunion dei Litfiba sarebbe prima o poi diventata una riuscitissima operazione commerciale lo si sapeva già. Un gruppo storico decide di suonare in un mini tour di 5 date tutti i vecchi successi che lo hanno reso famoso, registra tutti sold out e poi fa uscire un nuovo disco live…solo che l’operazione non si ferma lì, perché arriva l’estate e il tour non si può certo fermare. E allora via a ristampare le t-shirt di tutti i tour dagli anni 80 ad oggi…insomma è questo il colpo d’occhio che mi si presenta all’ingresso dell’Arena Flegrea, un tripudio di magliette e di fascette a celebrare la riunione dei nostri.
C’è da premettere che chi scrive non è certo un fan sfegatato della band toscana ma che in qualche modo, come tutti quelli della mia generazione, si è un po’ formato con alcune delle loro canzoni. Decido di andare al concerto all’ultimo minuto, un po’ per la pioggia abbozzata nel pomeriggio, un po’ perché potrebbe davvero essere l’ultima volta che ho l’opportunità di ascoltare insieme tante loro canzoni storiche risparmiandomi l’imbarazzante solfa degli ultimi due album della coppia Pelù/Renzulli (“Infinito” e “Mondi sommersi” tanto per intenderci).
Il pubblico non è certo quello delle grandi occasioni, sarei pronto a giurare che metà delle persone che sono qui stasera non ha la più pallida idea di cosa sia stata la new wave fiorentina…o la new wave in generale…ma questo è un dettaglio. Certo il prezzo un po’ impopolare non aiuta i fan della vecchia guardia che magari con più cuore e meno presenzialismo avrebbero volentieri partecipato all’evento. Ma l’Arena Flegrea del resto si sa, ha i suoi costi.
Alle 21:30 in punto si spengono le luci sul mega palco, l’incipit è quello di “Proibito”, la partenza è uguale spiaccicata al disco “Stato Libero di Litfiba”, perfino Pelù non riuscirà ad essere troppo originale nei suoi intermezzi verbali tra una canzone e l’altra, e finirà grosso modo per ripetere le stesse formule incise su disco. E non basterà qualche riferimento alla camorra, a Roberto Saviano e all’Onda Verde iraniana a far scivolare di dosso questa sensazione. La prima impressione non è granchè, l’inizio è un po’ sotto tono e per la prima metà del concerto l’esecuzione dei brani appare quasi meccanica. Ma è da dopo “Bambino” che le canzoni iniziano a far sentire la loro anima, che i riff macinati da Ghigo iniziano a colpire allo stomaco. Pelù si scalda e si dimena, anche se, per tutto il concerto, patirà l’enorme distanza che separa il palco dal pubblico, apparendo un po’ come un’animale in gabbia.
I Litfiba sono in forma e sembra che il tempo non sia mai passato tanto che persino i due inediti (“Barcollo” e “Sole nero”) sembrano vivere di una loro personalità. Di fronte all’energia di una “Gioconda” suonata splendidamente, all’atmosfera evocativa di “Fata Morgana” e all’inno liberatorio di “El Diablo” non si può certo restare indifferenti. Purtroppo alla scaletta verranno sottratti brani come “Lulù e Marlene” e il blues elegante di “Animale di zona”, ma tutto sommato non si può avere tutto. Persino il bis risulta incandescente tra “Spirito”, “Lacio Drom” e “Lo spettacolo”.
L’acustica è molto buona, non c’è che dire, ma per un concerto rock…non si poteva scegliere posto peggiore! Manca il sudore, il contatto fisico, e risulta davvero difficile contenere la voglia di dimenarsi su pezzi come “Resta”, “Maudit” e “Dimmi il nome”. Si spera che in futuro i promoter napoletani capiscano che anche un concerto rock ha le sue esigenze.
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