Uccelli d'Italia, arriva il documentario sugli Squallor
Ci sembra doveroso ricordare gli Squallor. Quelli di "38 luglio", di "Pompa", di canzoni sboccate sulla "bocca di tutti" da 30 anni. Produttori in primis, musicisti, parolieri e "cazzari" in senso biblico, Totò Savio, Daniele Pace, Giancarlo Bigazzi e Alfredo Cerruti, secoli prima di Elio e dei Profilax . Il Napoli Film Festival 2012 vedrà la presentazione del documentario a loro dedicato, chiamato "Gli Squallor". Mercoledì 26 settembre sarà trasmesso al PAN, Palazzo delle Arti di Napoli (h 17.30) per la selezione finale "Schermo Napoli Documentari".
Ideato e scritto da Carla Rinaldi, montato e diretto da Michele Rossi, il documentario presenta le rivelazioni originali della nascita e della fine del progetto Squallor, a cominciare da un film del 1967 diretto da Stanley Donen (co-regista di “Cantando sotto la pioggia” con Gene Kelly). A raccontare quelle verità, sono anzitutto Alfredo Cerruti (unico vivente del supergruppo) e Giancarlo Bigazzi (scomparso proprio lo scorso gennaio).
A numerosi artisti italiani il compito di raccontare la loro esperienza diretta con la band: nella pellicola ci sono infatti Vinicio Capossela, Massimo Ranieri, Orietta Berti, Gigi D’Alessio, Pooh, Radius, Tiromancino, Nina Soldano, Peppino Di Capri, Lillo & Greg, Marco Masini, Rocco Tanica (Elio e le storie tese), Raiz, Don Backy, Nino Frassica, Giuliano Palma, il Giardino dei semplici, Diego Abatantuono, Franco Califano, Dario Salvatori, Freak Antoni (Skiantos), Jacqueline Savio, Caparezza, Antonio Capuano, Enzo Gragnaniello, Mara Maionchi, Franco Crepax, Peppe Lanzetta, Gianni Daldello, Mario Lavezzi, Gianni Simioli, Renzo Arbore, Tullio De Piscopo, Stefano Bollani, Little Tony, Nino Buonocore, Vincenzo Restuccia, Roberto Del Gaudio (i Virtuosi di San martino), Achille Bonito Oliva.
Come fanno sapere dall'ufficio stampa: Produttori, musicisti, autori di testi, personaggi che hanno creato cult televisivi e radiofonici, decidono di vivere di notte alla ricerca del comico, della maniera perfetta per “sbeffeggiare il sistema”, commenterà lo stesso Bigazzi. Perché, diciamolo, “noi frequentavamo i cantanti, che sono i peggiori scassa cazzi mondiali. E ci sfogavamo contro di loro”, aggiunge il maestro Cerruti. L’epopea della CGD – Compagnia generale del disco – guidata dall’ungherese Ladislao Sugar e le hit dei ’60 / ’70 / ‘80. Gli anni di piombo e il music-biz. Lamenti rock, goliardie, successi con strofe e ritornelli “classici” della forma-canzone ma che alla rima “cuore-amore” preferivano “pazzo-cazzo”. O semplicemente un “Bla Bla Bla”, assai più profondo di tanto verseggiare disperato e letterario. Le loro invenzioni diventano addirittura un archivio prezioso per le cover firmate Abba e Jennifer Lopez.
Ci sembra inoltre doveroso ricordare qualche titolo, contro la censura ed il moralismo standard: “38 luglio”, “’O camionista”, “Berta”, “Gennarino Primo”, “Chi cazz’ m’ ‘o fa fa’”, “Non mi mordere il dito”, “Troia”, “Ti ho conosciuto in un clubs” e, ovviamente, “Cornutone”.
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